Le tigelle emiliane: la loro storia e qualche curiosità
Le tigelle modenesi sono una delle ricette emiliane che meglio sa raccontare le radici popolari della cucina nell’appennino. Anche chiamate “crescentine”, questo prodotto nient’altro è che una focaccia di dimensioni ridotte cotta in un forno a legna o sul camino. Probabilmente, le sue origini sono di epoca romana, quando i farinacei venivano cotti sul basi cilindriche di ceramica poste sul fuoco. Infatti, il metodo classico voleva che, una volta preparati i dischi dall’impasto, questi venissero impilati uno sull’altro e separati dalla base in terracotta e da foglie di castagno. La ricetta è stata conservata nel corso dei secoli e, tutt’oggi, rappresenta un simbolo del mangiare tipico emiliano.
Mangiare tigelle a Modena: la farcitura
Gnocco e tigelle di Modena si contendono le preferenze delle person. Se lo gnocco fritto viene solitamente accompagnato dai salumi (uno su tutti il culatello), le crescentine sono servite ormai nei modi più svariati. Tuttavia, la farcitura tradizionale è quella con trito di lardo di maiale, aglio e rosmarino, cioè l’eccellente cunza di Modena. Negli anni, la tigella ha, inoltre, esaltato i sapori intensi della lepre alla cacciatora, del coniglio in umido, del cinghiale e, più in generale, delle carni selvatiche. Ad oggi, questa è l’emblema dello street food regionale. Per certi aspetti può essere considera l’alternativa nell’entroterra della piadina.
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